Sebastiano Deva, provocatore religioso, che con le sue opere ha creato scalpore a Napoli.
I manifesti che tappezzano la città di Napoli, Via Marina e Via Volta, non passano di certo inosservati, parliamo di immagini “religiose”.
Una santa modella ritratta in un puro stato di piacere, destando critiche sia dalla politica che dal Vaticano.
Già alla mostra del Pan di Napoli, il “ Cristo velato da un preservativo” aveva creato malumore e polemiche alla giunta comunale, adesso di nuovo in piazza con le sue opere polemiche.
Lo ritroviamo al Madre per l’atto finale di Mystica.
L’ artista lo descrive come un progetto basato su un piano strategico di comunicazione, ricco di contenuti diretti.
Creando un binomio tra sesso – religione, ha trovato consensi da parte di molte persone, con 22.000 visite al sito.
Attraverso il portale di internet, ha lavorato sul confine dell’immagine e sull’arte contemporanea, creando suggestioni poetiche ed erotiche basate sulle condizioni del corpo femminile e portando avanti la dottrina teologica.
La rappresentazione del 18 si basa su una visione mistica immaginaria, di una visione sonora molto forte che riporta al corpo femminile, alla sua sensualità, dando la possibilità di sviluppare rimandi di immagini sacre.
Il suo interesse su questo tema, così profondo e sacro, è nato da molto poco, da quando comprò per caso un libro, e appassionato all’ argomento, decise di approfondirne gli studi. Deva, infatti, si batte molto sul tema della letteratura femminile, indicando le donne come le prime a scrivere in un momento in cui la letteratura italiana ancora non esisteva, dovendo inventare un nuovo tipo di linguaggio, di metafore e figure retoriche per esprimere le proprie sensazioni.
L’artista descrive e vede il corpo femminile come il più controllato e sfruttato al giorno d’oggi, ed è per questo che ha voluto immortalare la frase di una santa su un cartellone, sovrapposta all’ immagine di una donna in estasi sessuale, creando un messaggio di spicco e provocatorio per diffondere un’ idea di sessualità in modo più profondo e ricercato.
Con tale opera ha chiamato contro di sé la censura del Sindaco della città di Napoli, definendola “la faccia pulita di un sistema corrotto”, affermando che si tratta di una censura conforme al consumismo, garantendo una percezione capitalistica del sistema. La Iervolino ha motivato il decreto come tutela alla laicità della società, rendendo, secondo l’artista, impugnabile.
I suoi manifesti non rappresentano una sorta di pubblicità ma una critica al consumismo, un modo per destare scalpore, lasciando la gente sbalordita e propensa alla riflessione, cercando di destare, perché no, anche interesse da parte della Chiesa stessa, perché come dice l’artista stesso: “ se i precetti Cattolici servono ad avere un approccio alla vita più ordinato, restando così statici davanti ad una società che si evolve in tempi frenetici, giungeremo presto al collasso “.
Questo il pensiero di un artista molto religioso, che proprio per il suo legame alla fede, ha voluto approfondire un argomento così scabroso per il resto della società, andando incontro a censure e denunce.
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Laura de Angelis
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